lunedì 8 settembre 2008

Una poesia

TROPPO TARDI

Non darmi una risposta
figlia di mille rimorsi.
Ignorami,
come mi hai ignorato
tutto il tempo
che ho continuato a porti domande,
rincorrendo parole.
Inascoltata voce.

E’ oramai troppo tardi,
almeno risparmiamoci
l’ultima sofferenza,
un tardivo dolore.
La tua gentilezza
al momento,
quando ormai tutto è concluso,
è solo
la più recente,
sottile
delle offese.

Non tenermi legata
con la tua corda fatta
di bugie.
Permettimi di dimenticare,
di tenermi a distanza,
di pormi in salvo.
Di rimuovere il dolore
di parole non dette,
negate
ed ormai inutili.
Consentimi di andare oltre.

Non suonare
la tua musica accattivante,
aspettandoti che io segua
mentre conduci
questo gioco perverso.
Io sono stata qui
tutto il tempo,
mendicando una spiegazione,
invocando la tua presenza,
ricevendone in cambio
solo silenzio
e assenza.

Ora è troppo tardi,
niente sarà più uguale a se stesso,
nient’altro necessita di essere detto.
La scelta,
quella che hai fatto per me
negandomi
il conforto di elaborare il fatto,
appare irrevocabile
nella sua disarmante
verità.

Non ho bisogno di molto
per capire.
Ho continuato a leggere
il tuo sottrarti a me
per tutto questo tempo,
ascoltando
il tuo assordante silenzio,
il tuo lontano diniego,
scrutando
i tuoi occhi sfuggenti.

Se io ho chiesto di te,
di una parola,
della tua presenza,
non è stato un bisogno di conferme.
Ma un ultimo
definitivo tentativo
di permettere a te
di salvare l’essenza,
recuperare la natura
di ciò che siamo stati.
Intrecciata entità,
incondizionato legame
di corpi e menti,
noi.

Non mi umiliare ancora,
con la tua comprensione
indulgente,
ora che ho trovato il coraggio
di difendermi,
ora che ti ho mostrato come
anche un’anima tradita
può avere una sua dignità
e la forza di negarsi.

Non ti appellare al passato
evocando struggenti memorie
di ciò che hai distrutto.
Non mi ricordare
quello che siamo stati.
Non rimpiangere
indissolubili sentimenti
andati persi.
Perché proprio in quel passato
pieno di inevase promesse,
vedo chiari e percepisco
piccoli semi
di quello che ora siamo.
La premessa della fine.

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